Smart Break: live your life and leave your phone
Ieri è stato il mio “smart break”. Chiamo così i miei giorni senza rete da quando ho conosciuto la psicologa Monica Bormetti che mi ha introdotto al suo progetto SmartBreak, dedicato alla divulgazione di un uso consapevole del digitale.
Ho dato un nome ad una piccola “sana abitudine”, chiamiamola così, che attuo da quando il mio corpo ha imparato ad essere prepotente e a mandarmi segnali perentori: “stacca”, mi urla, facendomi odiare il telefono per 24h. Mi succede quando posso abbassare la soglia d’attenzione o forse quando supero un limite importante.
Stare connessi alla rete, per chi ha internet e i social network come sede del proprio ufficio, è parte fondamentale delle proprie attività lavorative, ma in un contesto di infiniti stimoli e notifiche impazienti, la sensazione che spesso vivo è quella di un soffocamento. È a quel punto che il mio fisico non accetta scuse e chiede al mio cervello di mettere a fuoco la priorità: essere disconnessa. E mi ricorda che per troppi giorni le 8 ore in rete, giuste e in qualche modo doverose, sono diventate quasi il doppio. Non va bene per un’ infinità di motivi, la salute in primis.
Quando abbandono in borsa l’Iphone ritrovo una vivacità fisica e mentale che la stanchezza da connessione riduce drasticamente. I benefici del mio smart break, pur con alcune declinazioni differenti, sono quelli che Monica descrive nel suo blog e che per me è stato importante ritrovare. Ho letto di me anche quando descrive gli effetti deleteri di una eccessiva permanenza in rete: dolori cervicali, alle dita e agli occhi e deficit di attenzione e memoria.
Oltre oceano è già una prassi alquanto radicata prendersi dei periodi di pausa dai dispositivi digitali e anche in Europa e Italia ci stiamo avvicinando all’argomento. Ormai ci sono sempre più persone che fanno vacanze digital free e che parlano della necessità di ridurre l’utilizzo di dispositivi digitali. Non a caso #offlineisthenewluxury è un tag sempre più diffuso.
Blackout ristoratori sono i “weekend senza campo” che il progetto Smart Break propone insieme ad altre interessanti iniziative. Se l’argomento ti incuriosisce, ti invito a leggere di più sull’esperimento “Saresti capace di passare una giornata dove non c’è campo? che sono sicura ti aiuterà a mettere a fuoco tante cose sulle tue abitudini. Oppure, più semplicemente, accetterai più volentieri risposte (e qualche autorimprovero) che oggi fatichi ad ascoltare.
“Live your life and leave your phone”
perché ogni piccolo ricordo generato dalla mente è più potente di qualsiasi fotocamera e non serve nulla al nostro cervello per dare vita ai “per sempre”. Non servono foto, non servono video. E neanche i tatuaggi (così dilaganti, perché?), ma questa è un’altra storia e ne parleremo un’altra domenica.
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