Spaghetti al tonno e pomodorini
Le cose che ci piacciono. Semplici ed essenziali. Ricche di gusto ma al contempo leggere, nutrienti al punto giusto. E dopo una mattinata trascorsa a condurre corse di un certo livello, mi concedo il pranzo che sancisce l’attesa della tempesta perfetta. Tra i miei preferiti gli spaghetti che, nel bene e nel male, si legano indissolubilmente al tonno e al pomodorino fresco. Vuoi mica non inserire tra una cosa e l’altra anche della cipolla che sta sempre bene con tutto e delle olive, dimenticate in frigo e insolitamente tristi nella loro solitudine verdognola? Certo che no. Mi sembra ovvio.
Con queste due righe buttate in croce cerco di destare il mio ego creativo. Negli ultimi due giorni i pensieri affollano la testa in maniera così prominente che mi è impossibile lasciare andare la tensione ad una terapeutica sessione di scrittura. In realtà sembro più affetta da una curiosa demenza senile, visto che i miei gesti appaiono tutti scoordinati ed oltremodo smemorati. Proprio io che abbondo in concentrazione e memoria perdo i primi colpi. Il caldo afoso, lo stress, i tempi che sembrano troppo lunghi o corti in base alle necessità e alle priorità. Mi rendo conto di non avere mai un ritmo tranquillo, corro sempre, non mi fermo. Produco anche mentre dormo.
Mi soffermo ad osservare ciò che mi circonda mentre sbrigo una faccenda in esterno. L’aria accarezzata dal vento, i capelli per i fatti loro, un respiro che si mischia agli odori del fruttivendolo giù in piazza. Mi accorgo di come questo paese sia in realtà un piccolo pezzo di paradiso perduto. Poche anime gironzolano per la piazzetta, la gelateria sembra suggerire gli ultimi sprazzi di golosità estive prima del lungo letargo invernale. E l’edicola, con quel suo rinnovarsi giornalmente di testi e odore di carta stampata. Il panettiere, i filoncini ancora caldi esposti in vetrina che sanno di buono e sanno di casa. Mi torna in mente la focaccia che ero solita prendere quando ero ancora una ragazzina. Sapori e profumi difficilmente ti abbandonano quando li conservi gelosamente in un angolo di cuore. Alzo lo sguardo: un tappeto tutto bianco dona il benvenuto al primo anticipo di autunno.
Non mi fermo mai. Eppure quando lo faccio cerco di rubare ogni sfumatura di ciò che mi circonda per farla mia. Per arricchire quello che dentro mi scuote e mi ispira. Anni fa passeggiavo con il Moleskine in borsa e la mia penna preferita. All’occorrenza mi fermavo, prendevo posto su una panchina e scrivevo di quello che mi colpiva. Di ogni persona, di ogni volto o movenza sconosciuti annotavo aspetti e dettagli. Per farne storie da portare con me, per mantenere viva la creatività che alimenta ogni mio singolo sogno.
Forse è questo il problema. Non mi fermo più. Non annoto più niente presa dalla frenesia dei giorni che corrono e non ammettono pause. Mi sfugge tutto, nascondo il malessere in un pensiero. Pesa come un macigno, manca come aria pulita.
Osservate. Fantasticate. Alimentate con la realtà la fantasia che nella testa crea forme e infinite storie. Cercatele, le storie. E fermatevi. Perché se i pensieri corrono veloce, l’arte no. È un animale lento. Lentissimo. Ma quando decide di affrettare il passo sa farlo meglio di tanti altri corridori professionisti.
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